Numeri che parlano chiaro: 37 milioni di smartphone, 27 milioni di navigatori online mobili, 75 minuti di connessione media giornaliera a Internet da telefonino o tablet, traffico sui siti Web proveniente da dispositivi mobili in crescita esponenziale. Alla rivoluzione “mobile” i consumatori hanno detto di sì convinti, e da tempo.

Ora serve, secondo gli esperti, che tale effetto di contaminazione interessi in modo sostanziale anche i processi aziendali relativi al marketing e alla relazione con il cliente.
Le aziende si dimostrano pronte a questo cambio di passo? Stando a quanto emerge dall’Osservatorio Mobile marketing & service del Politecnico di Milano, presentato stamane a Milano, la rivoluzione mobile sta contagiando un numero sempre crescente di realtà. Come? Rispetto a due significativi filoni. Da un lato le funzioni marketing sono chiamate a giustificare i ritorni sugli investimenti; dall’altro sta avvenendo una maggiore focalizzazione della spesa di marketing su attività di “owned ed earned media” con un ruolo minore della pubblicità tradizionale.

Pubblicità mobile da boom, ma siamo solo all’inizio

Nel 2013 la spesa in servizi di mobile advertising ha raggiunto i 204 milioni di euro, con una crescita del 129% rispetto al 2012 e un’incidenza pari al 10% sul totale degli investimenti pubblicitari online.
Una dinamica estremamente positiva che però viene inquadrata come l’effetto di situazioni eterogenee, sia tra gli attori dell’offerta sia tra quelli della domanda.
Da una parte è stato rilevato infatti come la crescita del mercato sia sostanzialmente guidata da Google e Facebook, che insieme rappresentano circa il 70% del totale e mostrano tassi di incremento a tre cifre. La maggioranza degli altri player (network di pubblicità, concessionarie, editori premium) registra sì una crescita a due cifre ma con numeri assoluti ancora molto limitati.
Sul fronte della domanda, recita ancora lo studio, molti investitori hanno maturato la consapevolezza dell’opportunità che il canale mobile può rappresentare in veste di strumento pubblicitario inserito in un mix comunicativo multipiattaforma.
Ci sono però realtà, vedi qulle nate nel mondo digitale, che investono ormai cifre decisamente significative e big spender pubblicitari del mondo tradizionale che hanno iniziato a fare solo attività spot in orbita mobile, e con budget residuali. Il mobile, questa una chiave di lettura che emerge dall’Osservatorio, non rientra ancora di default nelle pianificazione media di una buona parte delle imprese italiane.
La crescente consapevolezza interna alle aziende, unitamente al lancio (atteso nel corso di quest’anno) di un sistema di audience certificato e la possibilità di arricchire i media pubblicitari tradizionali (Tv, stampa, affissioni e altro) sfruttando lo smartphone come abilitatore di “contenuti aggiuntivi” attraverso la realtà aumentata, sono però fattori che contribuiranno all’ulteriore sviluppo di questo segmento. E al suo processo di maturazione]]>



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