Saranno, in futuro, i dati raccolti su siti web e app i principali alleati di chi lavora nel marketing? La risposta è sì! Se oggi otto su dieci in un panel di oltre tremila fra marketer, pubblicitari, fornitori di servizi, tecnici e editori hanno confermato che i dati giocano un ruolo fondamentale nella pianificazione delle proprie attività di marketing e advertising, la quota sale addirittura al 92% quando si parla dell’importanza di queste informazioni nel prossimo futuro.

Il report è stato curato dall’americana Winterberry Group tra i mesi di luglio e settembre 2014.
Intervistati 3.053 esperti di marketing e advertising, attivi su mercati assai diversi, in 17 Paesi del mondo.

Gli italiani hanno dichiarato che gran parte delle attività di data-driven marketing & advertising si concentra sulla definizione di messaggi promozionali e offerte commerciali (60,8%), sull’ottimizzazione dell’esperienza dei clienti attraverso la realizzazione di piattaforme customer-friendly (41%) e sullo sviluppo prodotto (39,6%).

Due sono i canali preferiti per raggiungere consumatori attuali e potenziali, su cui i professionisti investono la quota maggiore di risorse: i social network e le app per la telefonia mobile, mentre le comunicazioni via posta cartacea o telefonica si confermano strumenti obsoleti e poco utilizzati.

Un grande cambiamento è in corso? Difficile da dirsi, visto che rispetto ai colleghi stranieri gli italiani si sono rivelati i più cauti sia nell’utilizzo dei dati che nella fiducia sul ruolo che il DDMA giocherà nelle strategie di marketing nei prossimi anni.

Sulle incertezze degli italiani pesano anche la mancanza di esperienza e le barriere regolatorie. La Direttiva europea sulla protezione dei dati incide infatti sulle attività di DDMA nel Vecchio continente assai più della regolamentazione in altri Paesi.

Budget, regolamentazione e training sono dunque le tre chiavi indicate dagli italiani per utilizzare al meglio le opportunità del data-driven marketing & advertising verso l’obiettivo comune, cioè quello di capire meglio il consumatore.

Ogni singola persona, in un’ottica customer-centric che consenta alle aziende di offrire ad ognuno esattamente ciò di cui ha (o è convinto di avere) bisogno.

Fonte: wired.it

]]>



Non perderti i nostri articoli, iscriviti alla newsletter:

Ho letto e compreso l'informativa privacy ed acconsento al trattamento dei dati obbligatori per l'esecuzione della sua richiesta.*



Condividi